Il Tribunale e la città

Santa Maria Capua Vetere sorge sul luogo che vide la nascita della Capua etrusca e la sua apoteosi in epoca romana, fino a diventare una delle più importanti città dell’Impero, periodo di cui conserva importanti testimonianze, come le imponenti rovine dell’Anfiteatro Campano, l’Arco Adriano e il tempio sotterraneo del dio Mitra. Rovine dell'Anfiteatro Campano Il suo declino inizia nel V secolo con le invasioni barbariche, culminato nell’841 con la distruzione della città ad opera dei Saraceni. Questa ennesima distruzione convinse le autorità e gran parte dei cittadini a trasferirsi nella zona del porto fluviale, insediandosi in un ansa del Volturno, meglio difendibile. Sul territorio dell’antica Capua rimasero parte dei cittadini aggregati intorno alle basiliche paleocristiane di S. Maria Maggiore e S. Pietro in Corpo.
La felice posizione e la salubrità dei luoghi, di cui aveva beneficato la Capua antica, portarono ben presto la città alla rinascita. Gli angioini la eressero a sede estiva della Corte, insediandosi nella Torre di S. Erasmo, l’antico campidoglio, dove nel 1278 nacque re Roberto. I privilegi concessi dagli angioini alla Città furono confermati ed accresciuti dagli aragonesi a partire dal 1444, che nutrivano una grande devozione per la vergine venerata nella basilica di S. Maria Maggiore. I commerci e la costante presenza di reggimenti di cavalleria non ospitabili nella cittadella della nuova Capua ne accrebbero, nei secoli successivi, l’importanza. Con legge n. 132 del 9 agosto 1806 Giuseppe Bonaparte, re di Napoli, fissa a S. Maria la capitale della provincia di Terra di Lavoro: e, con legge 140 del 20 maggio 1808, relativa alla organizzazione giudiziaria, vi fissa la residenza del Tribunale di prima istanza e del Tribunale criminale. Per la sede dei Tribunali viene scelto il seicentesco palazzo arcivescovile, costruito dal cardinale Melzi, oggi sede della facoltà di Giurisprudenza, nel quale gli Uffici giudiziari opereranno per oltre 150 anni. L’insediamento dei Tribunali porta nuovo impulso alla economia cittadina e una sua trasformazione verso il terziario, oltre ad una crescita culturale dovuta al trasferirsi in città di una folta e qualificata schiera di magistrati e di avvocati. Il 1° ottobre 1860, alle porte della Città si svolge la battaglia finale tra garibaldini e borbonici che pone fine al Regno delle due Sicilie. Nel 1862 la città, su richiesta del governo centrale, muta il nome di S. Maria Maggiore in quello attuale che ne riassume la storia, ricordando l’insediamento intorno al quale rinacque dopo la distruzione saracena (la basilica di S. Maria Maggiore) e l’antica madre Capua (Capua Vetere)